menu-iconlogo
huatong
huatong
carlo-corallo-un-gabbiano-cover-image

Un gabbiano

Carlo Corallohuatong
p_guerrierihuatong
Liedtext
Aufnahmen
A bordo pista in un giorno memorabile

Il moto del vento è un illuminista

Moderato, ha cambiato il mondo in silenzio

E di questo approfittano le tavole scivolando su di un mare freddo

E io distante fermo, sulle scale di un locale fremo

Alle spalle lampade al neon strappano il nero dalle sale e dalle strade

In cui nemmeno sembra sia estate

In più oggi non vedo il sole tanto meno il sale

Per le vie statiche, a un palmo dalle mie scarpe due caviglie scarne

Arrivate davvero al confine labile e

La bile sale, ero con le pile scariche

E tu come un neo tra le donne da sole al bancone perché

Risaltavi tra le scapole col volto di una non proprio adescabile

E lo sguardo di chi non vuole un altro tra le scatole

Questa tisana mi sana dal male e mi rende abile, ma nel procrastinare

Ora vorrei la distanza ridotta, davanti il mare e andare di corsa

Ad attaccarmi alla tua vita come una gonna

E alla tua bocca come una gomma da masticare

Imprimerei questo cielo da cento e lode nella celluloide

Per trasmettere il regresso ed apprendere dappresso

Che il mezzo con cui fino ad ora ho trasmesso ad altri

A tratti potrebbe ancora accendere me stesso

Penso questo durante l'ultimo frammento di buio

Ma poi mi ricredo, d'altronde sarebbe un'idea ridicola, senza successo

Porre in una pellicola un cielo già coperto di suo

Così esco e m'incammino per una passeggiata con la faccia frastornata

Un bambino sulla carreggiata dice a un amico di voler fare l'astronauta

Io sorrido e continuo per la mia strada

Poi mi chiedo il motivo di un obiettivo così popolare

Forse non sta nell'astronave, ma nel fatto che l'arrivo su un nuovo pianeta

È una di quelle cose che un bambino è sicuro di saper già fare

E conto gli alberi nel viale mentre il maestrale

Tende ad avanzare, a danzare un valzer

Tra le tende damascate sparse come chiazze

Sopra le grate ormai dorate più arse del davanzale

Ed il passo finale si infonde sulle luci chiare

In un informe filare che resta senza fiale e formule, ma con le ore

Corrompe il colore con le ombre delle colonie delle colombe nelle colonne

E ci basta non tornare indietro

E ci bastano le velleità

Un gabbiano sale sulla metro

Ha un vestito di trent'anni fa

Con lo sguardo perso verso il vetro

Per ritoccare quello che non va

Nello zaino uno scrittore greco

Piega il grembiule col logo del bar

A me basta tornare indietro

E la tensione è massima quando una donna

Scuoia la suola della scarpa nuova dentro una scuola di danza classica

E poi ha l'appuntamento fisso per fumare

Con le altre sulle scale di servizio nell'ora di pausa

Questo causa i miei sogni muti

In cui invidio un mozzicone che muore senza dramma tra cicche e rifiuti

Perché ha sfiorato quelle labbra per cinque minuti

Le altre sono inutili e mi sento Lucullo, sazio del tuo collo ricurvo

Spazio del mio luogo di culto

Che nel gruppo dei veleni il tuo porta al momento ultimo

Unendo il concetto di venire punto e di essere punto

E torni a casa con il busto e le gambe che non si muovono, quasi svenuta

Di questo passo farai sesso da seduta, che sia in braccio al tuo uomo

Oppure che tu sia nuda sul letto dello psicologo

Con l'affetto, sai, bisogna stare attenti

Prendere impegni senza rimorsi perché spesso i divorzi sono senza ritegni

E una bambina è una pallina a una partita di tennis

A rimbalzar da un genitore all'altro e magari a pranzo

Uno ti compra il pane e l'altro il cioccolato, così non ti riesci mai a saziare

Ma impari a cucinare prima di ogni tuo coetaneo, è scontato

E ci basta non tornare indietro

E ci bastano le velleità

Un gabbiano sale sulla metro

Ha un vestito di trent'anni fa

Con lo sguardo perso verso il vetro

Per ritoccare quello che non va

Nello zaino uno scrittore greco

Piega il grembiule col logo del bar

Stare insieme alla fine è uno scambio

Un uomo deve prendere le cose dal ripiano più alto

E dico che se le cose appartengono al mondo astratto

Vincerà chi ha più tatto e sono io che non ci arrivo

Quindi alzo le maniche, sfrego le mani e

Poco dopo frego le fragole dal tuo giardino

Per sentire l'affetto con cui le curi ed esserne investito

Per capirlo, coprirlo ed esserne il vestito

Perdendo il respiro se mi ascolti

Se mi parli come quando è stallo nei raccordi

Io coi capelli bagnati, tu raccolti

A dimostrarti un passo avanti con il capo anche nel campo dei rapporti

E nei racconti ti sento cambiata

Come la tua casa, ho preso un Long Island, tu hai preso un po' d'aria

Perché all'entrata una foto di tuo padre, penso spontanea

Ha fatto del tuo volto la Mesopotamia

E sei l'unica in sala, isolata

Coi tratti da isolana, lì che piangi mentre mangi l'insalata

E so che spesso ti capita, ma il meglio lo devi trarre

Sia provenga dal male sia dalle disparità

Che in pratica il senso di libertà di un gabbiano

Sta nel saper volare sia sul mare sia sulla discarica

Corallo

Tanto poi più che, che adesso non possiamo parlare

In realtà, di poesia come di merce

Cioè io produco, tu dici, ed è vero

Ma produco una merce che è in realtà inconsumabile, quindi i consumatori

C'è un rapporto strano fra me e i consumatori

Ammetti che a un certo punto in Lombardia

Viene un certo tipo il quale inventa un paio di scarpe che non si consumeranno mai più

E una, e un'industria milanese costruisca queste scarpe

Pensa alla rivoluzione che succederebbe nella, nella Valle Padana

Almeno, almeno nel settore dei calzaturifici

Cioè io, io produco una merce che dovrebbe essere la poesia che è inconsumabile

Morirò io, morirà il mio editore, moriremo tutti noi, morirà tutta la nostra società

Morirà il capitalismo, ma la poesia resterà inconsumata

Mehr von Carlo Corallo

Alle sehenlogo

Das könnte dir gefallen