Ma, oh ciel, meste e confusa
a me nulla rispondi?
Qual pensier ti conturba?
Dell'amor mio già vedi le prove più sincere
Deh, la doglia del cor, perché nascondi?
Parla, oh cara, rispondi
Del mio interno martir già che tu vuoi
ch'io scopra la cagion, sappi. Ma, oh Dio!
I singhiozzi del cor, misti con pianto
Permettono che appena
Si formi accento tra le labbra amaro!
(Così a mentir dalla vendetta imparo.)
Il tuo dolor non celar; ciò che dipende
Dal mio poter dispor, cara, tu puoi
Chiedi pur ciò che vuoi
Tutto a te dal mio amor sarà concesso
Ah! che d'amarti più non m'è permesso!
E chi tel vieta?
Oh Dio!
Scopri!
Dir nol poss'io
E chi al parlar frappone difficoltà?
Dillo, mio ben!
Ottone
Ottone?
Ottone sì, ch'ardito tenta far violenza al mio core
Tutto di'! Che mai sento! Oh traditore!
Scoperse, è già gran tempo, gli interni suoi desir
Ma sempre in vano
La costanza in amarti m'obbligò a disprezzarlo
E alfin noioso ei seppe la cagion del mio rigore
Ora superbo e altiero vanta, ch'al nuovo giorno
Avrà del sagro allor il crine adorno
Temerario commanda, minaccia baldanzoso
Se a te, mio ben, rivolge un sguardo solo
Non è questa cagion d'immenso duolo?
E tant'oltre s'avanza?
Togli, Cesare, togli ad un ardito di regnar la
speranza
E allor vedrai, fatto umile il superbo
A non osar di rimirarmi mai
Tutto farò. Non lagrimar, cor mio!
Mel prometti?
Lo giuro
Ottone dunque Cesare più non sarà?
No, no, cara; in questa notte io voglio di mia fe
Del mio amor darti le prove
Vieni tra questa braccia!
Fra dolci nodi avvinta
Più soavi piacer l'alma destina
(Al cimento già son; dov'è Agrippina?)
Porgi la bianca destra ad un che t'ama
Più non tardar di consolar mie pene!
(Il periglio s'accresce, e Agrippina non viene)
Che rimiri, mio ben! Già custodite
Son da lesbo il fido le regie soglie
Vieni ad appagar, o cara, il mio desire!
(Né pur giunge Agrippina; ahi; che martire!